Ma nel post covid19, gli imprenditori diventeranno tutti startupper?
Il periodo di lockdown causato dalla pandemia tra i vari effetti sembra abbia messo in crisi la maggior parte dei modelli di business consolidati. Da un giorno all’altro, artigiani, commercianti e piccoli imprenditori si sono trovati a fronteggiare il cambiamento nel comportamento d’acquisto dei lori clienti che per via delle restrizioni ha visto privilegiare l’approccio digitale all’acquisizione di beni e servizi. Per non parlare della crescita di tanti business locali incoraggiati anche dalle restrizioni agli spostamenti fuori dal territorio comunale. Se prima della pandemia, tra speranze e nostalgia, si guardava alla trasformazione digitale come la principale causa del crollo dei modelli di business tradizionali, il post covid-19 non ha fatto altro che accelerare il processo di trasformazione.
Il risultato è che mentre per la maggior parte dei modelli di business oggi vivono una profonda rivisitazione, tanti altri sono diventati ormai anacronistici ed inefficaci. Il problema che al di là delle tendenze in atto, non ci sono al momento elementi che ci permettano di capire su quali modelli di business puntare. Come accade in un mondo incerto, la strategia migliore è quella dell’agilità, del dinamismo, delle ipotesi da verificare sul mercato e di continui test e aggiustamenti.
E per artigiani, commercianti e piccoli imprenditori, l’alternativa può essere quella di ragionare come una startup.
Le start up sono organizzazioni “provvisorie” con un modello di business in via di definizione. Nascono per testare idee e soluzioni su nuovi bisogni e su nuove abitudini d’acquisto per utenti in continua evoluzione e per questo abituate a muoversi nell’incertezza. La strategia di sviluppo di una startup è fatta da agilità, dinamismo, esperimenti e aggiustamenti il tutto finalizzato alla ricerca di un modello di business ripetibile, scalabile e profittevole, come dice Steve Blank, imprenditore e docente alla New York University e fondatore del movimento Lean Startup.
A differenza delle startup, invece, tutte le altre aziende, hanno un organizzazione ben definita, nascono già per operare in contesti a basso livello di incertezza, su bisogni già definiti e con utenti pronti ad acquistare. Un imprenditore o un manager alla guida di un azienda operante in un settore consolidato, deve solo riuscire a gestire nel migliore dei modi (con efficacia ed efficienza) le risorse che ha a disposizione portando a casa il miglior risultato. Per queste aziende, che hanno dunque trovato il proprio posto sul mercato, serve solo mettere a punto un modello di business profittevole che permetta di catturare valore dal mercato ossia di generare guadagni.
Ma cosa si intende per Modello di Business?
Un modello di business o Business Model non è altro che la logica con la quale un organizzazione crea, distribuisce e cattura valore. In altri termini, parliamo di un modello concettuale che può essere rappresentato anche graficamente, attraverso il Business Model Canvas, con il quale un organizzazione illustra cosa produce, come lo produce, per quale motivo e con quali risorse. Il Business Model di un organizzazione, identifica, quindi, i clienti a cui rivolgersi, i fornitori da cui ottenere le materie necessarie per il ciclo produttivo, le caratteristiche delle attività principali che permetteranno all’organizzazione di differenziarsi dai competitors e soprattutto la sostenibilità economica e finanziaria del business attraverso il confronto tra il flusso dei ricavi e la struttura dei costi che ne viene generata.
A differenza del Business Plan, che ne descrive la pianificazione economico-finanziaria di un progetto imprenditoriale con una visione a medio-lungo termine poco incline ai mutamenti, il Business Model invece ne rappresenta un concetto più dinamico, perché può essere ripensato e riorganizzato per raggiungere quello che è il suo obiettivo, diventando quindi più adatto alle profonde e repentine trasformazioni in atto.
I modelli di business variano a seconda del settore ed in molti casi anche all’interno dello stesso settore. Per fare un esempio nel settore delle automobili il modello di il business di Ferrari è diverso dal modello di business delle Fiat500 di FCA. Entrambi operano nel settore delle automobili ma contestualmente rispondono ad esigenze e motivazioni diverse, con prodotti, processi e organizzazioni totalmente differenti.
Per artigiani, commercianti ed imprenditori ragionare sul proprio modello di business e comprendere come poter evolvere per rispondere al cambiamento può fare la differenza tra il rimanere sul mercato o l’essere spazzato via.
Ecco perché la formazione e il confronto possono rappresentare validi strumenti per ampliare il proprio punto di vista e cercare di trovare le soluzioni più adeguate al proprio business. Starter Impresa 4.0 è il percorso di formazione progettato fa innovaimprese.com per quegli imprenditori che si stanno già ponendo le domande giuste su come far ripartire il proprio business, e se non lo si sta già facendo forse è arrivata l’ora di farlo.
Alfonso Panzetta
Alfonso Panzetta, commercialista, formatore, consulente e fondatore di Innova.Imprese, Cedfor e Scuola d’Impresa per Confartigianato, dopo aver maturato una significativa esperienza nell’ambito della consulenza sulle Micro e PMI sui temi del marketing, delle vendite e della consulenza manageriale si è specializzato in Business Innovation Managing al MIP la Business School del Politecnico di Milano. Oggi più che mai impegnato sui temi dell’innovazione all’interno del sistema Confartigianato. In particolare su come l’innovazione può diventare determinante per la crescita delle piccole e medie imprese.